Le balze

La neve

Un paesaggio senza eguali

Le balze, il pratomagno e le vigne, una cornice naturalistica unica

Il territorio di Terranuova ha grande interesse naturalistico e paesaggistico: dalle testimonianze geologiche alle colline ricoperte di vigneti e di oliveti, dalle pendici montuose ai boschi di querce, ginestre,lecci e castagni.
Le tante forme del paesaggio sono modellate dalla secolare presenza umana, dall’integrazione tra storia e natura, che possiamo riconoscere nelle sistemazioni agrarie, nell’alternarsi di coltivati e insediamenti storici, nella diffusione di pievi, fattorie e case coloniche.
Il comune di Terranuova è immerso in un territorio affascinante e singolare, risultato di una complessa storia geologica: nel pliocene la valle dell’Arno era occupata da un grande lago, poi prosciugatosi per il lento fluire delle acque. Di questo periodo, durato milioni di anni, rimane un giacimento di reperti geologici fra i più famosi d’Italia, in parte conservati nel vicino Museo Paleontologico di Montevarchi. Le acque del lago plasmarono quelle che oggi sono una delle attrattive paesaggistiche più affascinanti della vallata, e cioè le Balze; una delle aree protette del nostro territorio, assieme alla Riserva naturale “Valle dell’Inferno” e alla Riserva naturale di “Ponte Buriano e Penna” .


L’Arno è protagonista e artefice dell’ambiente di fondovalle, ormai occupato da una città diffusa, dove si mescolano insediamenti industriali e urbani, realtà commerciali, periferie e vie di comunicazione. Attorno al fiume e ai suoi affluenti (come il Ciuffenna) si trovano altissimi pioppi, ontani, salici e piccoli boschetti di robinie e querce. Qua e là, maestose, le farnie. Salendo verso la Setteponti, inizia un paesaggio completamente diverso, più armonico e dolce, tipicamente toscano: sono le colline (250-300 m) dove il lavoro dell’uomo è riuscito ad integrarsi nei secoli con l’ambiente naturale. Qui, è il cipresso a segnalare confini, case coloniche, vialetti e piccoli tabernacoli. Tutt’intorno, il verde delle vigne e l’argento degli olivi, che oggi sono tornati a nuova vita, dopo la terribile gelata del 1985. Tipica della collina è la macchia, che copre gli spazi non coltivati, ed è costituita da erica, lecci, roverelle, ginestre, allori, ginepri. Oltre i 300 metri, inizia ad emergere la zona montana (prevalentemente costituita da arenaria o “macigno” che da sempre è stato materiale di costruzione per i terrazzamenti, le coloniche e le pievi romaniche) che, in un susseguirsi di poggi, gole e picchi rocciosi raggiunge la quota di 1591m. sulla croce del Pratomagno. La vegetazione è costituita da querce e olivi fino ai 600 m; poi inizia il regno del castagno (ancora importante nell’economia montana) e quindi il faggio, fino ai grandi prati della sommità.

Un paesaggio da scoprire